Quello che si è riunito ieri sera avrebbe dovuto essere un Consiglio al pari di tanti altri che l’hanno preceduto. All’ordine del giorno: avanzamento lavori e aggiornamento organizzativo sugli eventi in arrivo.
Falso. Quello di ieri sera è stato, quasi per magia, un inaspettato momento di connessione che ha dato una svolta alla nostra serata e, ancora una volta, ulteriore senso al nostro essere parte di FdL.
Primo motivo. La presenza di Chiara Camozzi, madrina del Wajukuu Art Project che sosteniamo in Kenya, a supporto dei bambini dello slum di Mukuru a Nairobi.
Secondo motivo. La telefonata fra Chiara e Carlos Lombardi, padrino di Los Horneros, il progetto che sosteniamo in Argentina, a supporto dei ragazzi sottratti alla violenza e ad un futuro privo di prospettive.
Mezzo mondo a separarli. La condivisione, il supporto e il sostegno reciproci ad unirli
Da una parte il confronto tra loro di esperienze, contesti, problematiche, insuccessi ma anche di metodologie, risultati e successi. Dall’altra la consapevolezza che difficoltà, dispendio energetico, pesantezza psicologica e messa alla prova fisica assumano altro significato se rapportati al cambiamento dei ragazzi di cui si occupano e ai quali offrono nuove opportunità.
Nella loro chiacchierata, però, c’è stato ancora di più. Perché lì dentro va contemplato ogni centro, ogni progetto, ogni soggetto che con ruolo differente e a diverso titolo rappresenta una cellula che cresce, si espande, si moltiplica e diventa contaminante positivo per quello che sta fuori. Che non dovrà essere, per sempre, solo guerra, violenza, indigenza, ma sarà capace di aprirsi all’incontro con qualcosa di nuovo, mai sperimentato prima.
Perché lì dentro va contemplato anche il prendersi cura della mente e non solo del corpo fisico, per farne strumento di riprogrammazione interiore che si esprimerà nel divenire.
Ecco perché quello di ieri è stato un momento inaspettato. Perché “maglia” della grande rete di connessioni capaci di muovere il cuore e, insieme, di muovere il mondo.