4 giorni e tante ore di lavoro scrupolosissimo, sono il tempo che il Lama Ngawang e il monaco che lo accompagnava, hanno impiegato per costruire un mandala di sabbia durante la loro visita a Milano, lo scorso mese di giugno. Ospiti del Centro Mandala, hanno dato vita alla cerimonia di creazione di quello che, nella tradizione tibetana, rappresenta l’impermanenza: ogni cosa esiste e, nell’istante successivo, non c’è più.
A forma solitamente circolare, i mandala sono composti da milioni di granelli di sabbia colorata che vengono disposti accuratamente e minuziosamente a formare un disegno. Su una superficie piana, definiti i contorni con un gessetto, i monaci iniziano a versare i granelli, aiutandosi con un imbuto di metallo, procedendo nel loro lavoro dal centro del disegno verso l’esterno. La vita del mandala è brevissima, perché subito dopo il suo completamento, con la cerimonia della dissoluzione, viene completamente distrutto, ad indicare il non attaccamento alle cose e a far capire che nulla dura per sempre.
L’opera viene dissolta e la sua bellezza viene rimandata alla natura, da dove ogni fonte di bellezza proviene.
Quella di giugno non è stata la prima volta del Lama a Milano, che già in passato aveva visitato il centro Mandala: la sua rinnovata presenza ha ulteriormente rafforzato il legame con Farfalle di Luce. Nei giorni e nelle ore di creazione del mandala, infatti, non sono mancati la nostra vicinanza fisica agli affezionati amici, un momento di intensa meditazione insieme e il costante sostegno, tramite una raccolta fondi, con il quale anche Farfalle di luce garantisce appoggio e continuità al programma per gli orfani del terremoto che il Lama promuove con la stressa scrupolosità, l’operosità e l’impegno profusi nella creazione del mandala.